Senza entrare nel merito della questione, non avendo gli strumenti più appropriati per esprimermi in merito, mi limito a presentarvi questo studio, uno dei più clamorosi, apparsi sulla rivista scientifica “Nature” riguardo l’impatto che l’umanità starebbe avendo sul clima terrestre.
Un gruppo di ricercatori dell’Istituto per le ricerche sull’impatto climatico di Postdam ha stabilito una relazione matematica fra livelli di insolazione e le concentrazioni atmosferiche di CO2, riuscendo così a spiegare l’alternarsi delle ultime otto glaciazioni, ma anche prevedere l’inizio della prossima.
Il risultato incredibile è che, dagli output dei loro modelli di simulazione, le attività umane starebbero rimandando di alcune migliaia di anni l’inizio della prossima era glaciale. In altre parole, secondo quanto emerge dall’intreccio delle equazioni messe sul piatto della bilancia, l’umanità ha evitato per un soffio l’inizio di una nuova era glaciale.
Secondo gli autori del lavoro, se i livelli di anidride carbonica fossero rimasti quelli precedenti al XVII secolo, oggi ci troveremmo infatti a fronteggiare una progressiva estensione dei ghiacci (non ancora una glaciazione però….). Secondo Hans Joachim Schellnhuber, coautore dello studio, se avessimo limitato le emissioni di CO2 a 240 parti per milione (oggi abbiamo superato le 400 parti per milione), l’inizio della prossima glaciazione sarebbe slittata di 20.000 anni, in pratica il salto di un’intero ciclo glaciale naturale.
Insomma, se fino all’era pre-industriale è stato il Pianeta a guidare le attività umane, ora sarebbe l’uomo a scriverne le sorti. Sarà vero tutto questo, oppure ci sono interessi trasversali ad ingigantire e ad esasperare un processo comunque in atto? A voi, ma soprattutto ai posteri l’ardua sentenza.
Luca Angelini
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