
Il 15 giugno 1991 si verificò una delle più imponenti eruzioni vulcaniche (probabilmente la seconda) di tutto il XX secolo, quella del monte Pinatubo nelle Filippine. L’esplosione proiettò 17 milioni di tonnellate di anidride solforosa in atmosfera. La colonna eruttiva raggiunse i 40 chilometri di altezza, penetrando quindi dentro la stratosfera. La distribuzione delle particelle di anidride solforosa alterò in misura decisamente macroscopica (seppur momentanea) la concentrazione di aerosol (particelle sospese) nel fluido atmosferico. Questa immensa “nuvola” di aerosol, nelle settimane successive, per azione delle correnti stratosferiche, si “spalmò” rapidamente intorno alla Terra, fino a costituire attorno ad essa, circa 1 anno dopo l’evento eruttivo, uno strato con copertura globale, capace di apportare una importante diminuzione della quantità di radiazione solare netta incidente. Ne conseguì la diminuzione delle temperature globali di circa 0,3°C.
Dunque, l’imponente eruzione del 15 gennaio 2022 alle isole Tonga, potrà avere apprezzabili effetti sul clima globale? Sì certo, potrebbe tuttavia, come nel caso del Pinatubo, si tratterebbe solo di una momentanea e marginale fluttuazione inter-annuale, nell’ambito del trend complessivo. Ponendo a paragone quest’ultimo evento con quello del Pinatubo si rileva al momento (poi vedremo l’evolversi effettivo della situazione), l’immissione di aerosol molto più modesta, dell’ordine di un decimo. Ad ogni modo quali potrebbero essere, se effettivamente ci saranno, questi effetti momentanei? Si potrebbe rilevare una evidente, temporanea frenata dell’attuale trend di riscaldamento, il quale rimarrebbe comunque sempre di sottofondo e con segno positivo.
Report Luca Angelini
