
Gli oceani non stanno più dietro all’atmosfera. I ritmi di produzione della CO2 da parte delle attività umane sono di gran lunga più veloci di quelli che servono agli oceani per stoccarla nelle proprie acque. Questo comporta dunque uno sbalzo tra entrate e uscite, tale da dar luogo ad un progressivo cambiamento dell’equilibrio chimico dell’acqua di mare, determinando un aumento dell’acidità (diminuzione del pH). Ancora una volta dunque sottolineiamo che il problema non sono i cambiamenti climatici ma è la rapidità con la quale si stanno manifestando.
Gli oceani infatti riescono ad assorbire solo il 25% della CO2 prodotta in atmosfera (attualmente a 420ppm). Durante il XX secolo è stata osservata una diminuzione del pH di 0,1. Potrebbe non sembrare molto ma, poiché la scala del pH è logaritmica, questo cambiamento rappresenta un aumento dell’acidità dell’oceano di circa il 30%. inoltre, si prevede che l’acidità degli oceani raddoppierà o addirittura triplicherà entro il 2100, aumentando in modo significativo la minaccia per gli ecosistemi marini e anche per le attività economiche come la pesca, l’acquacoltura, la protezione delle coste e il turismo.
Paolo Frontero – Report Luca Angelini