
Ci vorrà almeno un secolo per rivedere i boschi del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia al loro florido aspetto originario. Il ciclone Vaia si è portato via in poche ore qualcosa come 14 milioni di alberi.
Un ciclone che ha scatenato una potenza mai vista da quelle parti a memoria d’uomo, con venti fino a 200 km/h, risultato di una serie di fattori concomitanti: minimo di pressione estremamente profondo (977hPa), velocità di traslazione elevata, effetto catabatico con accelerazione delle correnti in caduta dai passi alpini ed effetto Venturi dovuto all’incanalamento del flusso attraverso le valli esposte.
Tutto questa energia però ha origini ben più lontane, essendo una delle conseguenze indirette legate al rapido cambiamento climatico in atto.
Ora non ci rimane che dar luogo ad uno sforzo forestale immane volto alla ri-piantumazione del manto arboreo andato perduto, simile a quello che avvenne nel dopoguerra quando i nostri boschi furono devastati in tre anni durante la Prima Guerra Mondiale.
Luca Angelini
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