Valtellina 32 anni dopo la catastrofe

Un sabato apparentemente come molti altri, ma con una pioggia battente che da due giorni non lasciava respiro a gran parte del nord Italia. Un vortice ciclonico più tipico dell’autunno che del cuore dell’estate (vedi immagine sopra, clic per aprirla), concentrò tutte le sue forze su quel solco vallivo nato lungo il tracciato centrale della Linea Insubrica e trasformò quello che sembrava un normale weekend in una catastrofe.

Il calendario per alcuni paesi della Valtellina si fermò a quel 18 luglio del 1987, quando una impressionante sequenza ininterrotta di temporali scaricò una quantità enorme d’acqua in poche ore. Un diluvio monsonico investì le montagne valtellinesi, in particolare le Orobie, con accumuli localmente incredibili: in Val Caronno, poco lontano da Sondrio, caddero oltre 300 millimetri di pioggia in 24 ore (dati Centrometeolombardo).

Il fragile territorio della Valtellina non riuscì più a contenere tutta quell’acqua; fiumi e torrenti uscirono rabbiosamente dai loro argini e travolsero case e linee di comunicazione. In val Tartano una frana rovinosa sventrò un albergo (vedi foto qui sotto), mentre la furia dell’Adda sommerse travolse ponti e allagando paesi, industrie e cascine trascinando con sé gli alberi strappati alle montagne come fuscelli. Saranno ritrovati capi di bestiame addirittura nel Lago di Como. Interrotte le vie di comunicazione (ferrovia e SS38), migliaia le persone sfollate.

Il peggio però doveva ancora arrivare: a seguito delle incredibili piogge, il 28 luglio una intera montagna, il Pizzo Coppetto, si rovesciò a valle devastando con una inimmaginabile ondata di fango e roccia la val di Pola (poco distante da Bormio) sbarrando il percorso del fiume Adda. Allo sbocco della valle si forma un lago di  un milione e mezzo di metri cubi d’acqua (battezzato lago della val Pola) gli abitati di Sant’Antonio Morignone, Piazza e Aquilone vennero sommersi e cancellati al prezzo di decine di vittime (foto qui sotto).

L’episodio alluvionale del luglio 1987 in Valtellina, Val Malenco, Val Poschiavo, Val Camonica, Val Brembana e altre località limitrofe, causò 53 morti, centinaia di feriti, migliaia di sfollati e danni per oltre 2 milioni di Euro attuali. A tutte le vittime vada il nostro commosso ricordo e, a chi fu chiamato a rialzarsi, il nostro più caloroso ringraziamento per averci restituito come nuovo quello splendido angolo di paradiso.

(Immagini tratte da: “Valtellina Luglio 1987. I giorni del dramma”, supplemento al n° 169 del 31 luglio 1987 di “Regione Uno”)

Report Luca Angelini

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