E ora arrivano i dati ufficiali, quelli pubblicati dalla WMO, al secolo “Organizzazione Meteorologica Mondiale”. L’anno 2019 è stato nel mondo il secondo più caldo dall’inizio delle rilevazioni sistematiche (1850). Al primo posto rimane il 2016, quando però determinante fu un evento particolarmente intenso di El Niño.

I dataset utilizzati per i calcoli si basano sulle risultanze climatiche mensili provenienti da: 1) Global Observing Systems della Noaa. 2) Goddard Institute for Space Studies della NASA. 3) Met Office britannico. 5) ECMWF centro di calcolo europeo. 6) Agenzia giapponese Japan Meteorological Agency. Esaminando questi 5 dataset i climatologi hanno calcolato che dalla media climatica dell’era preindustriale, la temperatura media globale è aumentata di +1.1°C.
La media totale, che comprende l’arco temporale 1880-2019, vede invece il 2019 a +0,95°C (secondo più caldo), subito dietro al 2016 con +0,99°C (primo più caldo), e davanti al 2015 con +0,93°C (terzo più caldo). Il quarto anno più caldo è stato il 2017 (+0,91°C) il quindo è stato il 2018 (+0,83°C). In pratica tutti gli anni più caldi sono compresi negli ultimi 5 anni.

Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas ha sottolineato che il 2020 è iniziato da dove il 2019 si era interrotto, con eventi meteorologici di grande impatto, dovuti anche al surplus di calore ed energia immagazzinati in così poco tempo da oceani ed atmosfera.
A tal proposito uno studio pubblicato il 13 gennaio su Advances in Atmospher Sciences da un team di ricercatori cinesi e statunitensi, ha dimostrato che il contenuto di calore degli oceani (figura qui sopra) nel 2019 ha raggiunto un livello record e che l’ultimo decennio e l’ultimo quinquennio sono stati i più caldi mai registrati dall’inizio delle rilevazioni.
Luca Angelini
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