Altre estati: quando l’artico venne a trovarci nel cuore di luglio

Aria artica sull’Italia nel bel mezzo dell’estate? A dirla adesso potrebbe sembrare una battuta di bassa lega, in realtà trattasi di eventi accaduti nel passato che, per quanto non del tutto infrequenti, si contano sulle dita di una mano. Anche risalendo alla letteratura di riferimento dei perturbatissimi anni ’70, impolverata in fondo a qualche archivio, si nota che una tale circostanza rientra senz’altro nel campo di una anomalia dovuta ad un blocco della circolazione generale dell’atmosfera.

Così accadde che nella prima estate del nuovo millennio, il mese di luglio risultò complessivamente fresco e piovoso. Intorno al 9 del mese una possente saccatura polare, colma di aria artico-marittima, si protese dritta dritta verso l’Italia ondulando alternativamente come un pendolo con il suo asse principale, prima ad ovest e poi ad est dell’arco alpino. L’aria fredda (notate non fresca ma fredda) irruppe principalmente in quota e ciò fu la causa scatenante di numerosi episodi temporaleschi anche intensi, soprattutto al nord.

Il rovesciamento convettivo dell’aria fredda dalle alte quote fece scendere la temperatura fino a valori di tutto rispetto per la stagione. A Milano il giorno 12 luglio (vedi mappa sinottica in figura) si raggiunse una temperatura minima di soli 11°C e a Torino di 9°C, mentre a Firenze spiccava una massima di soli 17°C. Dopo il transito del fronte freddo principale la struttura depressionaria, sempre alimentata a monte da aria molto fredda in altitudine, insistette sull’Europa centrale per una intera settimana abbracciando anche buona parte del nostro Paese ad esclusione delle estreme regioni meridionali.

12 luglio 2000 a 1Nell’aria fredda che seguitava ad avvitarsi dentro un sole che le faceva letteralmente il solletico, si sviluppavano nelle ore pomeridiane ulteriori celle temporalesche che scaricavano grandi quantità d’acqua sulle regioni settentrionali e su parte dell’Appennino tosco-emiliano. In quell’occasione i temporali sulle Alpi si rivelarono nevosi fin verso i 1.800 metri di quota, e imbiancarono in modo oserei dire innaturale per la stagione la vegetazione d’alpeggio già in fioritura avanzata.

A titolo di esempio, in alta val Masino (provincia di Sondrio) alla quota di 2.500 metri, i centimetri di neve fresca accumulati in pochi giorni furono ben 85! La situazione si sbloccò molto lentamente tanto che la rotazione delle correnti dai quadranti settentrionali determinò l’arrivo di un foehn freddo sul versante sud-alpino e sulla pianura Padana. L’aria si fece rimase limpida e cristallina per oltre una settimana permettendo il piacere (decisamente inusuale in piena estate) di poter gustare il fresco profumo dei boschi alpini perfino nel pieno centro di Milano.

Luca Angelini

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