Lo SCACCIANEVE in montagna

Appena arrivata sui monti c’è già chi pensa di scacciare la neve, l’unica traccia di un inverno che non c’è stato? In realtà si tratta semplicemente di un fenomeno innescato dal vento. Il nome è davvero curioso: scaccianave. Qualcuno potrebbe pensare ad un vento che porti il bel tempo, scacciando eventuali perturbazioni nevose, ma non è proprio così.

In pratica si tratta di un fenomeno che si manifesta in Italia soprattutto in montagna, allorquando in determinate condizioni di vento forte, può avvenire il sollevamento eolico della neve polverosa depositata al suolo da parte delle intense raffiche. Importante ai fini di avere condizioni di scaccianeve, oltre alla velocità del vento è anche la temperatura dell’aria, che deve essere sotto lo zero allo scopo di non permettere la trasformazione del manto nevoso per l’aggregazione dei cristalli.

In queste condizioni il fenomeno dello scaccianeve si può verificare anche in condizioni di vento moderato, con un sollevamento limitato però a poche decine di centimetri. Se il vento è particolarmente intenso invece la neve può essere sollevata anche per diverse decine di metri, così come capita molto frequentemente in alta montagna durante l’inverno, con notevoli riduzioni della visibilità. Per definizione dunque, se la neve viene sollevata fino a 1 metro e 80 centimetri si parla di scaccianeve basso, oltre tale livello si tratta di scaccianeve alto.

La neve spostata dal vento, in caso di massa d’aria umida in transito, può produrre anche condensazione e quindi dar luogo ad una banda nuvolosa che va ad incappucciare le cime e le creste più elevate dei monti. A livello locale, questo fenomeno plasma la distribuzione del manto nevoso sul terreno.

Può letteralmente “pulire” i pendii esposti mettendo a nudo il terreno sottostante, mentre in quelli posti sottovento, l’accumulo del manto nevoso soffiato può raggiungere anche alcuni metri di spessore e creare la costruzione di affilate cornici sulle zone di cresta e di pericolose valanghe spontanee lungo i pendii più ripidi.

Luca Angelini

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