
OLIMPIADI invernali 2026: è ufficiale, si svolgeranno in Italia, lungo l’asse Milano-Cortina. Alla notizia dell’assegnazione italiana, è partita una due giorni di grandi festeggiamenti in merito. Oggi però, smaltito l’entusiasmo del primo momento, sorgono alcuni interrogativi tipici di chi ragiona a mente fredda essendo al di fuori di guadagni e perdite conseguenti a tale impegno internazionale. Cosa turba dunque la mente del sottoscritto e di qualche altro “malpensante”?
Nulla di personale naturalmente, ma qualche lecito dubbio che emerge da chi il clima alpino – come direbbe il Manzoni – lo conosce come il volto dei suoi familiari e che potrebbe incidere sul rapporto costi-benefici dell’operazione. Con il comprovato continuo aumento delle temperature globali – il cosiddetto inflazionato e odiato seppur reale “Global Warming” – il comprensorio alpino soffre sempre di più, anno dopo anno, carenze anche gravi degli apporti nevosi sia a quote medio basse che negli apparati glaciali più elevati.
LO STUDIO: visto che semplici parole non dimostrano nulla, siamo andati ad esaminare uno studio svizzero dedicato proprio agli impatti del cambiamento climatico sul versante sud delle Alpi.

NEVICATE: secondo le simulazioni condotte dal Federal Office of Meteorology and Climatology di MeteoSwiss (vedi grafico qui sopra), da qui al 2050 le precipitazioni invernali potrebbero aumentare dell’11% rispetto alla media 1981-2010, quelle estive (necessarie all’invaso per gli impianti di neve artificiale) diminuire del 5%. Lo sbalzo complessivo annuale sarebbe del +6%.
TEMPERATURE: fino a quali quote medie nevicherà? Sempre secondo le stesse simulazioni (grafico qui sotto), l’aumento delle temperature, già realtà sulle Alpi a partire dal 1864 e accelerato in modo esponenziale negli ultimi 30 anni, potrebbe seguire due possibili strade: 1) in caso di riduzione immediata dei gas serra, l’inerzia termica dell’atmosfera porterebbe comunque entro il 2050 ad un aumento delle temperature di una ulteriore forbice compresa tra 0,8°C e 1,9°C (sbalzo complessivo annuale +1,35°C). 2) in caso di mancata riduzione delle emissioni, l’aumento delle temperature si collocherebbe entro una forbice compresa tra 2,1 e 3,7°C (sbalzo complessivo annuale +2,9°C), con una ulteriore differenza tra inverno ed estate (vedi grafico qui sotto).

Un semplice procedimento di interpolazione (calcolo con mediazione dei dati), ci indica che nel 2026, con questi valori di precipitazioni e temperature, si avrebbe un rialzo medio del limite medio delle nevicate di 300 metri. Questo implicherebbe che un buon 30% degli impianti sciistici già nel 2026, anno delle Olimpiadi, si troverebbe al di sotto della LAN, ovvero al di sotto della quota dell’innevamento continuo (naturale e artificiale) e pertanto fuori campo rispetto al livello dove ha senso la presenza di impianti sciistici.
Dunque ecco il dubbio: non è che, per caso., sia più oro che neve quel che luccica?
Luca Angelini
Powered by Siteground