L‘isola di calore colpisce ancora. Il fenomeno trae origine dall’intenso riscaldamento dell’aria al di sopra delle distese di cemento delle grandi città, ma anche dalla mancata o limitata dispersione dello stesso nelle ore notturne. Questo surplus di calore, può esaltare le caratteristiche di un temporale come dire: i temporali di città sono i più forti. Se fino a ieri ci eravamo arrivati con la logica e con un pò di fisica elementare, oggi abbiamo a diposizione un nuovo studio, condotto dai ricercatori del Pacific Northwest National Laboratory americano (Pnnl), dell’Università di Hebrew (Gerusalemme) e dell’Università del Maryland.
Nella ricerca, che è stata pubblicata su Geophysical Research Letters, sono state analizzate due diverse tipologie di temporali estivi: quelli nella calda zona sud orientale della Cina da una parte e i fenomeni piovosi, freschi e ventosi delle grandi pianure dell’Oklahoma dall’altra. Paragonando i risultati, i ricercatori hanno dimostrato come rispetto alle nuvole che si sono sviluppate su aree disabitate, quelle sviluppate in zone altamente urbanizzate veicolano maggiori quantitativi di calore in atmosfera, facendo aumentare la potenza delle tempeste.
Ricordiamo che il processo della convezione, unitamente (ma in modo assai più massiccio) a conduzione e irraggiamento, trasporta lungo al colonna atmosferica il calore accumulato nei bassi strati. La copertura nuvolosa più estesa, densa e frequente provoca anche notti estive notevolmente più calde sulle zone altamente urbanizzate rispetto alle altre.
Secondo quanto ha commentato Jiwen Fan del Pnnl una parte del calore coinvolto nei processi di convezione viene intrappolata dall’inquinamento entro le nuvole e potrebbe influenzare e caratterizzare anche sensibilmente i microclimi locali. Anche il fatto di avere temporali più forti può dunque essere considerata una conseguenza del… progresso.
Luca Angelini
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