Anticiclone: perchè l’inquinamento si fa sentire di più durante l’inverno?

Finora ci era andata bene: niente alta pressione, tanto vento e tante precipitazioni. L’aria è stata ben rimescolata e ha graziato le nostre città da quegli acri odori che, in situazioni stagnanti, ci danno il buon giorno quando usciamo di casa al primo mattino. Ma perchè il problema dell’inquinamento, in caso di alta pressione, è più grave durante i mesi invernali? La risposta sta nello studio di quello strato d’aria che giace in prossimità del suolo, noto tecnicamente come strato limite planetario, che viene rappresentato, ai fini della dispersione degli inquinanti, tramite appositi modelli di simulazione ad altissima risoluzione (fino a 200 metri).

Concretamente dobbiamo immaginare questo spessore d’aria come un cuscino che durante l‘inverno si presenta sottile e appoggiato al suolo a causa delle inversioni termiche. Entro di esso, in uno spessore anche di solo poche decine di metri, si accumulano tutte le sostanze inquinanti prodotte dalle varie attività umane, la maggior parte delle quali avviene a livello del suolo stesso. Da qui la terribile miscela di inquinanti e nebbia noto come smog (dall’inglese “smoke= fumo+fog= nebbia”).

Durante l’estate invece i veleni vengono diluiti lungo uno spessore d’aria maggiore, mediamente fino a 2000-3000 metri. Questo perchè il riscaldamento solare produce la rottura delle inversioni termiche e un maggior rimescolamento dell’aria grazie allo sviluppo delle termiche, le stesse che, in condizioni di sufficiente umidità, vanno a rallegrare il cielo con le simpatiche nuvolette che conosciamo come cumuli.

Quindi non si scappa: durante l’inverno pioggia (o neve) e vento, contrariamente a quanto si possa pensare, sono un toccasana per la nostra salute, a patto solo che… ci si copra per bene.

Luca Angelini

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