
La primavera artica si presenta all’appello con una veste inconsueta: grazie alle temperature estremamente basse di quest’inverno, la stratosfera polare sta subendo una particolare reazione che ha portato ad una rara apertura del buco dell’ozono.
La formazione di sottilissime nubi stratosferiche di ghiaccio entro il vortice polare stratosferico particolarmente profondo, si è resa responsabile della scomposizione di sostanze chimiche come i clorofluorocarburi, in cloro e bromo chimicamente attivi. Questi composti, attivati dalla prima luce solare radente della primavera, ha innescato la rapida distruzione dell’ozono stratosferico, il cosiddetto buco.

È grande circa tre volte la Groenlandia, scrive la rivista scientifica Nature, e rivaleggia con il più noto buco nell’ozono antartico che si forma ogni primavera australe. I livelli di ozono sono stati misurati dal gruppo di ricercatori dell’Istituto tedesco Alfred Wegener di Potsdam, coordinati dal fisico dell’atmosfera Markus Rex e sono da record: a 18 km di quota è andato perso quasi il 90% dell’ozono normalmente presente.
Questa “falla” nei cieli dell’Artico, data la sua collocazione, non è pericolosa per la salute degli esseri umani, ed è destinata a richiudersi nel giro di poche settimane.
Luca Angelini
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