
L’acqua è simbolo di vita, tuttavia ci si ostina ancora a etichettare come “maltempo” una giornata di pioggia, pur dopo mesi di siccità. I temporali dei giorni scorsi, concessi da un vortice di bassa pressione provvidenzialmente disceso sul Mediterraneo ad anticipare i primi caldi di maggio non sono però bastati a ripianare il cronico deficit idrico che, su diverse regioni d’Italia, si trascina ormai da mesi. Dallo scorso mese di dicembre (2021) ad oggi (maggio 2022) sull’Italia è caduta esattamente metà della pioggia che normalmente cade in questo periodo: -48,6% nel trimestre invernale (dicembre-gennaio-febbraio), -56% nei primi due mesi della primavera (marzo e aprile), primavera che, notoriamente, sull’Italia dovrebbe essere la stagione più piovosa al pari dell’autunno.
È ovviamente utopia pensare che le piogge di inizio maggio possano aver risanato questo deficit, sia perché i millimetri da recuperare sono troppi e sia perché, come ci indicano le analisi numeriche, siamo in attesa di un periodo anticiclonico caratterizzato da tempo caldo e asciutto. In parole spicce, continuando di questo passo, la prossima estate alcune zone d’Italia rischiano di rimanere con i rubinetti a secco, senza parlare dei danni incalcolabili alle colture che non sarà possibile irrigare.
Luca Angelini
