E’ quanto emerge da un interessante studio messo a punto dal Prof. Mazzarella, dell’Università di Napoli, e dal Dr. Scafetta della Duke University e che si è incentrato su uno degli indici più importanti del tempo europeo, l’indice NAO.
Tante volte ci lo siamo chiesti se il famoso indice descrittivo atmosferico NAO, acronimo di oscillazione nord-atlantica, abbia una periodicità e, se si, di quale ampiezza temporale. La mancanza di osservazioni sistematiche e di dati standardizzati ha però reso difficile il lavoro e tutto è sempre rimasto in sospeso, fino a qualche tempo fa, quando si sono mosse le Università, che ci hanno consegnato un’importante risultato scientifico.
Alla guida dei team due importanti ricercatori, il professor Adriano Mazzarella, direttore dell’Osservatorio Meteorologico dell’Università di Napoli, e il Dr. Nicola Scafetta, ricercatore della Duke University. L’indice NAO, giusto per fare chiarezza, è un’oscillazione ad alta frequenza (ossia un’oscillazione che si ripete in tempi cliamtologici brevi) che individua le differenze della pressione atmosferica al livello del mare tra il comparto settentrionale dell’Atlantico e quello al largo delle coste portoghesi. In altre parole l’indice ci descrive l’andamento generale della circolazione atmosferica sul Paesi dell’Europa occidentale e anche sull’Italia: quando assume segno positivo gli anticicloni subtropicali risultano più sbilanciati verso il Mediterraneo accompagnandosi dunque a periodi di tempo bello stabile, mentre un segno negativo identifica un abbassamento della Corrente a Getto polare con tanto di perturbazioni all’assalto del Mare Nostrum.
Ebbene, l’oscillazione ad alta frequenza è quella che si identifica in ambito stagionale, con l’estate che vede prevalere il segno positivo e l’inverno quello negativo. In realtà però è stato accertato che l’oscillazione avrebbe anche un andamento pluridecennale e precisamente sessantennale. Il calcolo è stato portato a termine tramite l’analisi di diverse serie di dati di prossimità raccolti in Europa, procedimento che ha permesso ai ricercatori di ricostruire l’andamento dell’oscillazione fin dal 1650.
Visto in tale ottica anche l’indice NAO può essere immesso e utilizzato quale spia dei cambiamenti climatici sullo scacchiere europ-atlantico, aggiungendo un tassello quale primo passo verso gli approfondimenti numerici del caso. A tal proposito segnaliamo che, anche in base allo studio citato, tra il 1970 e il 2000 l’indice NAO si è trovato prevalentemente in terreno positivo, alimentando così gli effetti del riscaldamento climatico in territorio europeo. Ora il trend è invece proiettato verso un lento calo. Non ci rimane che pazientare e vedere un giorno, se ci sarà concesso, quali saranno le eventuali conseguenze.
Luca Angelini
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