
Che i cambiamenti climatici stiano rapidamente modificando l’assetto delle calotte polari è un dato di fatto, e questo vale anche per ‘Antartide, pur con modalità diverse rispetto a quanto sta avvenendo al Polo Nord. Tuttavia, da quando il vaso di Pandora è stato rotto e il fiume della disinformazione ha inondato la nostra quotidianità, non si ha più il controllo di quelle che siano le notizie corrette rispetto alle sempre più imperanti “fake news“.
La questione della temperatura record registrata in Antartide il 6 febbraio scorso, +18.3°C, è proprio una di quegli artefatti da illusionista che ti fa vedere quello che non c’è. Quello che non c’è è la presunta anomalia di temperatura che in Antartide, stando a quel valore, e in relazione a quello medio del Continente di ghiaccio in questo periodo, ammonterebbe a qualcosa come 30- 40 gradi sopra la norma.
QUARANTA gradi sopra la media? Possibile? Ovviamente NO! Ma ce lo vogliono far credere (e i motivi li sappiamo…). Il riscaldamento climatico esiste ok, ma per dimostrarlo ed essere credibili dobbiamo portare le prove corrette. La Penisola Antartica si pone, dal punto di vista geografico, al di fuori del Circolo Polare Antartico: la base di Esperanza, dove è stato rilevato il valore in questione, è collocata a 63 gradi sud, praticamente la stessa di Alesund, nella Norvegia meridionale,se prendiamo come riferimento l’emisfero nord. Ricordo che proprio alcuni giorni fa esattamente in questa zona è stato rilevato un valore analogo (19°C, ma in Norvegia è inverno…) , mentre in Antartide siamo in piena estate.

Il valore rappresentato dunque, eccede certamente la media climatologica della zona, che si colloca a poco più di 1°C in questo periodo, ma non corrisponde all’anomalia abnorme che siamo indotti a credere. Il precedente record infatti, risale al 24 marzo 2015, quando il termometro salì a +17,4°C, mentre il record assoluto risale addirittura ad un insospettabile gennaio 1982, quando si arrivò a +19.8°C. Come in questo caso, ogni singolo episodio ha visto il contributo determinante di un marcato effetto favonico tipico di quella zona.

Tre casi, quelli citati, che comunque (è sempre bene ricordarlo) fanno parte del tempo, e il tempo di un giorno su una singola località non dimostra nulla dal punto di vista climatico.
Luca Angelini
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