Temporali e dintorni, che cos’è un MCS?

Ancora un acronimo che deriva da una parola in lingua inglese, così come d’altra parte è tutta la letteratura scientifica: MCS, sta per Sistema Convettivo alla Mesoscala. In pratica un grosso ammasso nuvoloso esteso orizzontalmente per parecchie centinaia di km (200-400 alle medie latitudini) e di forma circolare o ovale. E’ formato da diversi temporali interlacciati tra loro (multicella) in diversi stati di sviluppo e ha un ciclo di vita di diverse ore, anche 4-5.

Se osserviamo l’immagine satellitare nel canale infrarosso, rielaborata con un modello chiamato nefodina (figura di repertorio qui a fianco), notiamo differenti tonalità di blu e di giallo sono utilizzate per indicare nubi a differenti quote: il blu scuro è utilizzato per nubi più basse mentre l’azzurro e ancor più il giallo nubi alte. Il rosso indica le torri convettive (i temporali) in fase di sviluppo, il fucsia rappresenta le stesse ma in fase di dissolvimento.

L’MCS pertanto è in buona sostanza un bel “bombolone” nuvoloso che trae origine dalla concomitanza di più fattori.

  • Forzanti sinottiche: ad alta quota flusso ciclonico divergente, in media troposfera elevato windshear con inserimento di aria asciutta, a bassa quota avvezione caldo-umida, onde di gravità, presenza di un fronte.
  • Forzanti locali: orografia, convergenze nei bassi strati.

Il sistema è costituito, come vediamo nella figura, da diversi nuclei temporaleschi attivi giovani (quelli rossi detti updraft), dove l’aria calda sale ad alimentare il sistema, e una larga parte stratiforme dove l’aria ormai raffreddata esce stratificandosi a ridosso della stratosfera (detta outflow). Se i moti verticali sono particolarmente intensi possono sfondare tale limite e penetrare in stratosfera , con la struttura cumuliforme che da vita ai cosiddetti overshooting top. In tal caso la sommità dell’MCS incontra temperature meno basse (in stratosfera la temperatura sale con la quota) e può dar vita al cosiddetto “cold ring shaped” (vedi figura a fianco).  .

Cosa può causare?

  • Piogge abbondanti con rain rate (intensità della precipitazione) anche molto elevati e accumuli maggiori di 50 mm in 24 ore.
  • Grandine, anche di grosse dimensioni, essenzialmente nella fase culminante dello sviluppo del temporale.
  • Elevata attività elettrica (fulmini) in prevalenza di tipo nube/suolo in una prima fase, all’interno della struttura nuvolosa a seguire.
  • Vento forte e a colpi (anche oltre 100 km/h), il classico downburst – wet sotto precipitazione, dry dove ciò non avviene – da non confondere con eventuali trombe d’aria che si originano per altra via. 

Curiosità finale: il pesante e ritmico spostamento verticale dell’aria nel sistema, dove si susseguono bolle d’aria in salita e forti piogge in discesa, può propagarsi verso l’esterno del sistema e dar vita nella parte periferica e intorno ad essa, anche su lunghe distanze, ad onde d’aria concentriche del tutto simili alle onde create da un sasso lanciato in uno stagno. Queste onde possono portare l’aria a contatto a nuova saturazione e rendere visibili strutture nuvolose ad onde concentriche note come “onde di gravità“.

In basso la sequenza satellitare che ci mostra lo sviluppo dell’MCS che il 10 agosto ha causato forte maltempo su Triveneto e la Romagna.

Per ulteriori approfondimenti a riguardo vi consiglio la lettura di questo ampio editoriale redatto da un grande esperto del settore, il meteorologo Pierluigi Randi, che è anche autore di alcune immagini a corredo di questo articolo.

Luca Angelini

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