Temporali improvvisi e violenti, ecco quando e perché si formano

Quando un promontorio di alta pressione subtropicale particolarmente sviluppato lungo i meridiani tende a indebolirsi genera una situazione che può originare temporali molto forti e improvvisi lungo una ben precisa linea di demarcazione. Lungo questa linea, disposta solitamente lungo il bordo occidentale dell’anticiclone scorrono correnti da sud-ovest, un fiume di aria molto calda ma anche secca in quota. Se l’afflusso perdura a sufficienza, va a sorvolare un’area dove è presente aria calda ma anche umida nei bassi strati poiché assume le caratteristiche del luogo.

Questo flusso secco che scorre sopra lo strato umido funge da “coperchio”, ovvero crea un’inversione termica che blocca quasi sul nascere i moti verticali (convezione), poiché sopra abbiamo aria ancora più calda che in prossimità del suolo, ma solo fino a un certo punto. Perché? Perché l’aria vicino alla superficie, con il passare delle ore, e soprattutto nel pomeriggio, aumenta di temperatura, e alla fine si riscalda abbastanza da sfondare questa barriera (il coperchio, prima si perfora e poi salta del tutto) e l’aria può quindi salire dalla superficie fino alle parti più alte della troposfera.

E qui subentra il colpo finale: arriva una massa d’aria più fredda in quota (in questo caso un’onda corta lungo una più ampia saccatura di origine polare col suo bel tropopause folder, una intrusione secca stratosferica; e magari la chiusura di un minima barico al suolo con i suoi bei fronti), ed ecco che: caldo umido al suolo; caldo secco ai livelli intermedi, freddo secco lassù, il pentolone comincia a bollire e il temporale, o il nubifragio (per piacere non chiamiamola bomba d’acqua…) è servito.

Pierluigi Randi e Luca Angelini