Vita, morte e miracoli di un uragano


Uragano, ciclone tropicale: tanto se ne è parlato in questi ultimi giorni ma, in definitiva, cos’è effettivamente un uragano? Trattasi di struttura ciclonica che nasce e si sviluppa al di sopra delle acque oceaniche tropicali, con temperatura superficiali pari o superiore a 26°C. Più la temperatura superficiale sarà elevata rispetto a tale valore, maggiore sarà lo spessore d’acqua con tali caratteristiche termiche, e quindi maggiore energia sarà disponibile al sostentamento della struttura, così che più potente e longevo sarà il nostro ciclone.

Ciclone tropicaleMa le acque calde dell’oceano non sono sufficienti a generare da sole un ciclone tropicale: l’innesco rotante è fornito infatti da un’ondulazione della circolazione delle latitudini tropicali che procede da est verso ovest (Alisei), serpeggiando intorno all’Equatore almeno fino a 5° di latitudine nord o sud. Il calore sensibile generato dall’oceano e l’innesco dinamico dovuto alla confluenza degli Alisei, forniscono l’embrione del nostro ciclone, che inizia a sfruttare la convergenza dell’aria molto umida dei bassi strati per costruire le prime strutture temporalesche..

Questo processo che dà vita a convezione profonda, ovvero alla costruzione di imponenti ammassi temporaleschi, fornisce nel contempo un determinante apporto di energia al sistema per via del calore latente, che viene sprigionato in modo esplosivo dalla condensazione. Data l’assenza di shear verticale, ovvero in assenza di tagli di vento diversi salendo di quota, il vortice, che prende il nome di depressione tropicale si svilupperà lungo un asse verticale perfettamente allineato (ambiente barotropico) e acquisterà potenza diventando una tempesta tropicale.

Ciclone extratropicaleUn ciclone tropicale perfettamente formato, può sviluppare diversi gradi di potenza, descrivibili grazie alla cosiddetta scala Saffir-Simpson, che si sviluppa in 5 classi di potenza: dalla 1, la più debole con vento medio che soffia almeno a 113 km/h, alla massima, la 5, con venti anche oltre i 250km/h. A seconda

dei luoghi di origine il ciclone tropicale potrà ora essere chiamato Uragano (Americhe), Tifone (estremo Oriente), Ciclone (Indie), Willy-willy (Australia).

Quale destino attende ora il nostro bel ciclone tropicale?

Solitamente la struttura, per via di una forza dovuta alla rotazione terrestre nota come forza di Coriolis, tende pian piano ad allontanarsi dai luoghi di origine e spostarsi verso nord-est nell’emisfero boreale e verso sud-est in quello australe. Andando a sorvolare pertanto acque progressivamente meno calde, il nostro ciclone inizierà a perdere smalto tuttavia, gli esemplari più corazzati, riusciranno addirittura a raggiungere le medie latitudini, venendo così agganciati dalla circolazione portante che soffia da ovest verso est.

Ma proprio questa manovra pone fine definitivamente alla struttura tropicale del vortice, per l’intervento dello shear verticale, con venti più forti in quota e meno in prossimità del suolo, che tenderanno subito ad inclinare l’asse del ciclone sino a scomporlo e distruggerlo. Attenzione però, perchè alcni cicloni, solitamente i più potenti, riescono ancora a sopravvivere ma non prima di aver subito una particolare trasformazione, la extratropical transition.

In altre parole, essendo venuta meno la struttura barotropica (asse verticale allineato), può subentrare un nuovo processo, noto come instabilità baroclina che inclina l’asse del vortice ma allo stesso tempo lo sostiene grazie allo scontro di masse d’aria dalle diverse caratteristiche fisiche. Il nostro ciclone può dunque sopravvivere e, classificato ora come ciclone extratropicale, o delle medie altitudini appunto, macinare ancora migliaia di chilometri corazzato dalle classiche perturbazioni che tutti conosciamo.

Si può rinforzare e divenire nuovamente tempesta, oppure rimanere depressione ma sempre extra-tropicale. La sua fine potrà avvenire solo e soltanto quando tutti i contrasti tra le masse d’aria che convergono al suo interno, tenderanno ad esaurirsi per attrito o per il mancato apporto di vorticità da parte della circolazione circumpolare.

Luca Angelini

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