Ecco l’estate che nuoce gravemente alla salute. Tre mesi sul filo dei quaranta gradi, con qualche brevissima pausa di respiro del mese di luglio è stata la firma apposta dall’estate del secolo, almeno per l’Europa, attanagliata nel 2003 da un colossale impianto anticiclonico che aveva occupato quasi l’intero emisfero. Fiumi e laghi in secca, vegetazione spogliata dal fogliame per la gravissima siccità, mari ridotti a brodaglia simil-tropicale, ghiacciai affumicati, cumulogenesi inesistente, caldo opprimente che ha visto il mese di agosto trascorrere sul filo medio dei 37°C di media su gran parte del territorio nazionale.
Eppure pensate che a livello globale il clima non era più caldo di oggi, anzi. Questo la dice lunga sulla confusione che spesso si fa sulle anomalie climatiche che si registrano a livello locale o nazionale, rispetto a quanto avviene nel mondo. Quello che accade uno giorno, un mese o un anno non dimostra nulla. Quando ti dicono: non si registravano temperature così da 200 anni. E allora che significa? Che 200 anni fa le ha fatte anche senza il riscaldamento globale galoppante. Significa che si è trattato di un evento raro. Ma se queste temperature si ripetono dopo 200 anni la prima volta, dopo 20 anni la seconda, dopo 10 la terza, poi dopo 6 questo è un trend e ha un significato dal punto di vista del clima, vuol, dire che stiamo andando verso una direzione ben precisa.
Tempi di ritorno di eventi così, come l’estate del 2003? Teoricamente un’ottantina d’anni, osservazione statistica già smentita da alcune estati successive che si sono già impegnate ad eguagliare e in qualche caso anche a superare localmente l’insuperabile. E anche quest’anno ci stiamo andando vicini.
Luca Angelini
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