
E’ la triste constatazione di un dramma annunciato: dal caldo e dalla siccità all’alluvione. E ancora più triste e sconcertante è sentire taluni deridere chi si batte per far comprendere alla gente che entrambi gli estremi meteorologici dipendono dalla rapidità con la quale il clima sta cambiando. Sempre più spesso, si leggono giudizi lapidari, ma il più delle volte ingiustificati, su qualsiasi avvenimento meteorologico: “Mai successo”, “folle”, “incredibile”, “evento storico” etc. senza però cogliere quando l’evento che si presenta è davvero estremo.
Tanto per iniziare, un conto è parlare di anomalia, in riferimento ad una media stagionale e un conto e parlare di eventi eccezionali in relazione ad un periodo indefinito. Volendo condurre una analisi corretta, associando gli opportuni aggettivi riguardanti la frequenza di un fenomeno, occorre infatti sempre riportare dei numeri per suffragarlo.
Possiamo dire ad esempio che periodi siccitosi, anche prolungati, ci sono sempre stati, anche in passato, per qualsiasi zona d’Italia. Se consideriamo le serie storiche di lungo periodo, infatti, non si notano grossi scostamenti nell’andamento medio del totale annuale nazionale. Alcuni studi vedono una diminuzione della frequenza degli eventi piovosi, che quindi, a parità di accumuli totali, scaricano più precipitazioni nell’unità di tempo.
Quello che è cambiato, e drasticamente anche, sono le temperature. Sono i valori termici ad essere schizzati verso l’alto, in ogni stagione, in ogni condizione atmosferica, ed è questo che fa la differenza.
L’acqua, contrariamente a quello che può pensare l’uomo comune, evapora a tutte le temperature – persino per valori sotto zero. E’ la rapidità con la quale questo processo avviene a fare la differenza: temperature più elevate=evaporazione più rapida, ciclo dell’acqua accelerato.
Stante questo considerevole aumento termico, l’acqua evapora dunque più facilmente dalle superfici, i nostri terreni “si seccano” più facilmente, a prescindere dal resto. Sarebbe per altro opportuno introdurre un ulteriore parametro per avere un quadro esaustivo della situazione, come specifica il Prof. Claudio Cassardo, docente di meteorologia e climatologia all’Università degli Studi di Torino : “l’umidità del suolo”, parametro del quale tuttavia non esistono al momento serie storiche sulle quali basarsi come punto di partenza.
In ogni caso, se all’andamento irregolare delle piogge in associazione ad un clima più caldo, aggiungiamo la probabile tendenza alla diminuzione dei giorni piovosi, e quindi la maggior predisposizione, quando piove, al dilavamento e ruscellamento superficiale su terreni spesso induriti, abbiamo fatto, purtroppo bingo (vedi eventi alluvionali).
Aggiungiamo le nostre famose peculiarità morfologiche e geografiche e otteniamo un territorio complicatissimo e delicatissimo, che meriterebbe attenzione ben diversa da quella che le viene riservata dai molti che tanto parlano e poco fanno.
Giovanni Tesauro e Luca Angelini
Il tempo 2.0 tra CALDO e SICCITA’: quello che è cambiato veramente