L'OPI corre in soccorso dell'inverno (seconda parte)

neveChi più lontano guarda, più a lungo sogna. Continuando il discorso iniziato nella prima parte della nostra chiacchierata, andiamo subito a vedere come si è chiuso il calcolo dell’indice OPI alla fine del mese di ottobre. Ebbene signori, il risultato, è sorprendente. L’indice ha chiuso con un valore di -2,12,  si tratta del secondo valore più basso registrato dal 1976 ad oggi, secondo solo all’ottobre del 2009 (-3.3). E l’esperienza insegna che se la correlazione con l’Oscillazione Artica rimane in fase, questo valore dell’OPI è sempre associato valori parimenti bassi dell’AO medio del trimestre invernale dicembre, gennaio e febbraio e quindi a inverni piuttosto rigidi sull’Europa e gli Stati Uniti centro-orientali.

In base alla correlazione sopra detta, il valore dell’indice OPI suggerisce un Vortice Polare Troposferico mediamente molto disturbato nel corso dell’inverno, con conseguente ingerenza del getto polare sulle medie latitudini. Si pensa dunque alla possibilità che dunque l’inverno possa in generale presentare un conto spesso freddo e perturbato sui continenti del nord emisfero, con particolare riferimento ai settori delle medie latitudini. Per quanto concerne l’area europea questa dovrebbe essere interessata da un esteso campo di geopotenziale spesso inferiore alla norma. La statistica indica a tal proposito che gli inverni caratterizzati da un Oscillazione Artica fortemente negativa, risultano mediamente più freddi in particolare su Regno Unito, Paesi Bassi, Francia e Germania.

opi

Siamo dunque arrivati alla certezza assoluta? Certamente no, tant’è vero che proprio da qui partono alcuni interrogativi. Sebbene l’assetto descritto è favorevole a frequenti irruzioni fredde verso le medie latitudini,  nel complesso l’incastro con altri importanti indici e parametri, non evidenzia un inverno particolarmente rigido sull’Italia, bensì una stagione caratterizzata dalla possibilità di diversi episodi freddi del tutto normali, mentre risvolti più gelidi e nevosi risultano più probabili sui territori europei e su quelli degli States centro-orientali. A supporto di una tesi di questo tipo (a livello generale) è lo stesso indice SAI, il quale chiude anch’esso su un valore indicante un Vortice Polare invernale mediamente molto disturbato.

Luca Angelini

 

 

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