Gelate o brinate? Ecco la differenza

Sembrerà forse di voler spaccare il capello in quattro, ma quando si consulta un bollettino meteorologico la terminologia utilizzata ha un significato ben preciso, un po’ come la differenza tra “freddo” e “gelo“, che abbiamo approfondito in questo recente editoriale.

Dunque cosa si intende per “gelate”? 

La GELATA è un fenomeno meteorologico legato alla presenza di temperature atmosferiche inferiori allo zero. Può avvenire sia con cielo sereno, sia con cielo coperto. Può avvenire durante la notte ma anche persistere durante il giorno in caso di “giornate di ghiaccio”, ovvero giornate in cui la temperatura rimane al di sotto dello zero per l’arco delle 24 ore.

Presuppone la formazione di ghiaccio, ovvero il congelamento di superfici precedentemente bagnate o umide (una pozzanghera, un corso d’acqua). Per avere una gelata l’aria può essere anche asciutta con umidità relativa bassa e non accompagnarsi al fenomeno della brina.

E quindi cosa si intende per “brinate”?

La BRINATA è un fenomeno meteorologico notturno dovuto alla deposizione di brina, al suolo e/o sugli oggetti. Può avvenire sia quando la temperatura dell’aria è sotto lo zero (condizioni in cui si hanno anche gelate), sia quando è poco al di sopra dello zero. E’ noto infatti che il suolo ad esempio perde calore per irraggiamento più rapidamente dell’aria e può raggiungere valori sotto lo zero anche quando l’aria è a temperatura positiva.

Per avere una brinata occorre umidità sufficiente che porti a saturazione (rispetto al ghiaccio) le superfici. In caso di nebbia e temperatura dell’aria sotto lo zero le brinate possono accompagnarsi al fenomeno della GALAVERNA (vedi figura), che a sua volta rappresenta la deposizione di brina anche su oggetti sospesi, come alberi, pali, tralicci ecc.

Le brinate infine non possono avvenire in condizioni di cielo notturno coperto da nubi. Questo perchè le nubi impediscono l’irraggiamento, ossia schermano la perdita di calore verso lo spazio intrappolando la radiazione infrarossa del terreno che dunque non ha modo di raffreddarsi e di portare a saturazione l’umidità presente nell’aria.

Luca Angelini